La Lotteria (Shirley Jackson)

La Lotteria


  • Titolo: La Lotteria
  • Autore: Shirley Jackson
  • Editore: Adelphi
  • Prezzo: 9,50

Il racconto di Shirley Jackson intitolato “La lotteria” ricorda da vicino, per la fama che lo circonda, la famigerata lettura radiofonica della Guerra dei Mondi di Orson Welles. Fama non immeritata, giacché la pubblicazione sul “New Yorker” nel 1949, scatenò un pandemonio. Molti lo presero alla lettera, reagendo all’istante e poi per lungo tempo con missive indignate o atterrite alla redazione. Certe cose non potevano, non dovevano succedere. Eppure la storia si presenta in tutta innocenza quale pura e semplice descrizione della lotteria che si svolge nell’atmosfera pastorale, quasi idilliaca, di un villaggio del New England in un luminoso mattino di giugno, come ogni anno da tempo immemore. Ma giunto al termine di questo racconto, come degli altri che compongono l’intensa silloge qui proposta, il lettore scoprirà da sé, in un crescendo di “brividi sommessi e progressivi” – come diceva Dorothy Parker che cosa li rende dei classici del terrore. Secondo un altro illustre ammiratore della Jackson, oltre che maestro del genere, Stephen King, lo sono perché “finiscono con una svolta che porta dritto in un vicolo buio”.

Bentornati cari lettori in questa nuovissima recensione dedicata ad un’autrice molto famosa che, con tutta probabilità, già conoscete.
Stiamo parlando di Shirley Jackson! Scrittrice quasi osannata da Stephen King, scrittore che io amo follemente.
La mia prima lettura è stata “Paranoia” di cui troverete sicuramente la recensione qua sul mio blog andando nella sezione “Libri”.
Oggi, però, sono qua per parlarvi di una raccolta di racconti della Jackson, intitolata “Lotteria”.
La raccolta si presenta davvero breve, con una serie di racconti molto diversi tra loro, seppur avente in comune la tipologia di horror che Shirley Jackson scrive, sottile e quasi intoccabile.
Si tratta di una raccolta completamente distante al pensiero di horror che ci si aspetta, specialmente se si è amanti di King.
Non aspettarti ASSOLUTAMENTE di ritrovare l’horror di Stephen King in quello della Jackson perché, sicuramente, ne rimarrai deluso.
Le storie sono brevi e, apparentemente, quello che racconta la scrittrice suscita ansia e profonda confusione, ponendoci davanti situazioni surreali caratterizzate da una profonda angoscia.
Non tutti i racconti mi sono piaciuti e, proprio per questo, andrò a parlarvi solamente dei due che francamente ho preferito.
Con ciò non voglio assolutamente spronarvi a non leggere gli altri, ricordate che il gusto è pur sempre soggettivo.
Partiamo da “Lotteria” il racconto d’apertura che regala il titolo all’opera.
In Lotteria veniamo catapultati in un atmosfera davvero singolare, dove la piccola popolazione protagonista del racconto sembra vivere distante dal mondo.
Al lettore non è dato sapere l’anno in cui è ambientato il racconto ma, nonostante ciò, l’idea più comunque è quella di una piccola cerchia di persone provenienti da un epoca decisamente lontana che si ritrovano riuniti a giocare alla lotteria.
Il lettore viene gettato in una confusione tale da non capire effettivamente cosa ci possa essere di strano ma, gli abitanti e l’atmosfera, pian piano vi trascineranno in una verità sinistra.
Cos’altro non dovete aspettarvi da questa raccolta? Sicuramente mostri, fantasmi e creature! Non è questo l’horror che Shirley Jackson ci propone.
Passerei infine al secondo racconto che mi è piaciuto, alla pari di quello appena citato.
Una donna sta attendendo il suo sposo seduta comodamente sul letto di casa e, costui, sembra proprio non arrivare.
Così lei esce di casa a cercarlo, chiedendo informazione ai passanti o ad alcuni negozianti.
Entra in un palazzo, espone la sua profonda confusione e, dall’altra parte, troviamo delle persone che la trattano, per certi tratti, come se fosse pazza.
La signora continuerà a vagare durante il racconto, come un’anima dannata imprigionata in un mondo che sembra non essere reale.
Si respirerà incertezza ma, soprattutto, il finale è in grado di colpire e creare pensieri (questo in tutti i racconti)

Consiglio la lettura a chi non ha mai letto nulla della Jackson!
Voto? 7.5/10

Kitchen (Banana Yoshimoto)

Kitchen (Banana Yoshimoto)


  • Titolo: Kitchen
  • Autore: Banana Yoshimoto
  • Genere: Narrativa, Drammatico
  • Anno: 1988
  • Prezzo: 8,07€ (Amazon)

“Non c’è posto al mondo che io ami più della cucina…”. Così comincia il romanzo di Banana Yoshimoto, “Kitchen”. Le cucine, nuovissime e luccicanti o vecchie e vissute, riempiono i sogni della protagonista Mikage, rimasta sola al mondo dopo la morte della nonna, e rappresentano il calore di una famiglia sempre desiderata. Ma la famiglia si può non solo scegliere, ma anche inventare. Così il padre del giovane amico Yuichi può diventare o rivelarsi madre e Mikage può eleggerli come propria famiglia, in un crescendo tragicomico di ambiguità. Con questo romanzo, e il breve racconto che lo chiude, Banana Yoshimoto si è imposta all’attenzione del pubblico italiano mostrando un’immagine insolita del Giappone , con un linguaggio fresco e originale, quasi una rielaborazione letteraria dello stile dei fumetti manga.

Sono consapevole che ogni volta inizio l’articolo con la stessa premessa ma, questa volta, vorrei seriamente farvi capire quanto io sia felice di portavi la recensione di questo libro.
La storia trattata, a certi tratti, mi ha ricordato Norwegian Wood di Haruki Murakami, un libro talmente tanto malinconico da entrarti nel cuore, pretendendo un posto al suo interno.
La protagonista Mikage, si ritroverà sin da subito a creare un legame con la cucina, iniziando a scoprire una buona parte della vita delle persone dalla cucina stessa.
In questo libro verrà raccontata una storia molto semplice che, pur non avendo enormi colpi di scena, viene trasmessa in maniera perfettamente lineare e scorrevole.
Parto dal presupposto che, Kitchen, è diviso in due parti completamente diverse: Kitchen e Plenilunio, dove vengono raccontate due storie tanto diverse quanto uguali tra loro.
L’ossessione della protagonista nei confronti della cucina ci farà innamorare piano piano di tutte le sue sfumature ben distinte.
Leggendo Kitchen, si ha la sensazione di guardare dall’esterno ciò che potrebbe accadere nella vita di tutti i giorni ma, la cosa bella, sta proprio in ciò che succede.
Banana Yoshimoto racconta le fasi della vita più dure e tristi di una persona, analizzando come primo elemento il lutto.
I due protagonisti avranno talmente tanto da raccontarsi e, nel scoprirsi tanto uguali, cercano di prendere spesso le distanze, provando paura e timore.
Il finale di questo libro è un finale aperto, quindi non un colpo di scena che ci si aspetta da una storia del genere.
Non aspettatevi un romanzo d’amore, perché non è affatto così, bensì un romanzo che analizza l’emozioni in maniera profonda, trasmettendoti tutto quello che succede.
Ci ritroveremo più volte a provare coraggio, voglia di osare e malinconia leggendo i pensieri di Mikage e, tutto ciò che succede, lo vivremo accanto a lei.
Questo libro va molto vicino al mio stereotipo di libro “meraviglioso”, se non fosse per la seconda parte completamente scollegata alla prima.
Probabilmente, dal mio punto di vista, avrei preferito che “Kitchen” e “Plenilunio” fossero trattate in due romanzi diversi.
Mi sento di consigliare questo libro a chiunque ami la semplicità ma, soprattutto, a chi come me ama lo stile di scrittura di Haruki Murakami.

Voto? 9/10

La casa delle voci (Donato Carrisi)

La casa delle voci (Donato Carrisi)


  • Titolo: La casa delle voci
  • Autore: Donato Carrisi
  • Genere: Thriller
  • Anno: 2019
  • Prezzo: 5,50€

Pietro Gerber non è uno psicologo come gli altri. La sua specializzazione è l’ipnosi e i suoi pazienti hanno una cosa in comune: sono bambini. Spesso traumatizzati, segnati da eventi drammatici o in possesso di informazioni importanti sepolte nella loro fragile memoria, di cui polizia e magistrati si servono per le indagini. Pietro è il migliore di tutta Firenze, dove è conosciuto come l’addormentatore di bambini. Ma quando riceve una telefonata dall’altro capo del mondo da parte di una collega australiana che gli raccomanda una paziente, Pietro reagisce con perplessità e diffidenza. Perché Hanna Hall è un’adulta. Hanna è tormentata da un ricordo vivido, ma che potrebbe non essere reale: un omicidio. E per capire se quel frammento di memoria corrisponde alla verità o è un’illusione, ha disperato bisogno di Pietro Gerber. Hanna è un’adulta oggi, ma quel ricordo risale alla sua infanzia. E Pietro dovrà aiutarla a far riemergere la bambina che è ancora dentro di lei. Una bambina dai molti nomi, tenuta sempre lontana dagli estranei e che, con la sua famiglia, viveva felice in un luogo incantato: la «casa delle voci». Quella bambina, a dieci anni, ha assistito a un omicidio. O forse non ha semplicemente visto. Forse l’assassina è proprio lei.

Come avete letto dal titolo dell’articolo, oggi, sono qua per parlavi di un autore Italiano che ho scoperto due anni fa ma che, per via di impegni vari, ho approcciato definitivamente solo ora.
Donato Carrisi è uno scrittore Thriller, proveniente dalla Puglia.
Durante una sua intervista ricordo di aver trovato tanto interessante la sua ispirazione, dopo aver sentito parlare delle leggende popolari che gli raccontavano da piccolo.
La casa delle voci non si può assolutamente definire un libro breve, per tanto ho sempre pensato di dover aver tempo e spazio per poterlo leggere.
Così però non è stato, in quanto si tratta di un libro senza dubbio grande, ma con caratteri scritti mediamente grandi, riducendo così la fatica dovuta alla concentrazione.
La trama è qualcosa di sensazionale ma, come ho sempre detto io, non è L’incipit ha fare la bravura di uno scrittore, bensì la capacità di trasformare anche una trama semplice in un capolavoro.
Questo libro parte con una premessa grandissima e, per gli amanti dei thriller psicologici profondi, non posso far altro che consigliarvelo.
Non c’è un minimo punto di trama vuoto, nulla che l’autore abbia fatto per allungare il brodo.
La storia scorre lineare, con costanti situazioni che oserei quasi definire paranormali.
Non si capisce bene se il thriller di Carrisi, in questo libro, sia qualcosa di puramente realistico o astratto ma, l’amore della lettura, sta proprio anche nel viaggiare in mondi sconosciuti, che altrimenti non avremmo mai potuto visitare.
La storia è profonda, in grado di tenerci con il fiato sospeso dall’inizio fino alla fine.
Il lettore si insidierà nelle difficoltà di Gerber e di Hannah, ritrovandosi quasi ad aver paura di quei famosi Estranei che sembrano quasi avere un idendità soprannaturale, come se fossero degli esseri provenienti da un’altra dimensione.
La paura si insedierà nelle nostre menti, innescando in noi una sensazione quasi surreale, come se non stessimo leggendo la verità, come se il segreto fosse costantemente nascosto.
Per non parlare del finale del libro.. meraviglioso!
Carrisi è un autore che sicuramente va approcciato, se si ama il thriller, senza escluderlo perché si tratta di un autore Italiano.
Perché dico ciò? Perché ci ritroviamo in un paese in cui la lettura è estremamente sottovalutata.

Fatevi un regalo, comprate questo libro! (Specialmente se si tratta del primo approccio con l’autore)

Voto? 9/10

L’Uomo vestito di nero (Stephen King & Ana Juan)

  • Titolo: L’uomo vestito di nero
  • Editore: Sperling & Kupfer
  • Scrittore: Stephen King – Ana Juan (Illustrazioni)
  • Prezzo:15,90
  • Genere: Horror
  • Data di pubblicazione: 2020

TRAMA

Gary è un uomo molto anziano. Sente il suo corpo sgretolarsi come un castello di sabbia lambito dalle onde; sente una fitta nebbia avvolgere i ricordi di oggi e di ieri. Eppure, un episodio del passato più lontano brilla nitido nella sua memoria, come una stella oscura nelle costellazioni dell’infanzia: il pomeriggio di mezza estate in cui, quando aveva nove anni, si addentrò nel bosco per andare a pescare al torrente e incontrò un uomo tutto vestito di nero. Uno sconosciuto dagli occhi di fuoco. I tratti di quel volto spaventoso e le parole terribili che uscirono da quella bocca, terrorizzandolo da bambino, hanno tormentato Gary per tutta la vita, come un lungo incubo. E proprio adesso sente l’urgenza di mettere nero su bianco ogni dettaglio. Nella speranza che la scrittura lo liberi da quell’ossessione. E per esorcizzare la paura di incontrarlo di nuovo, ora che si sente prossimo alla fine.


RECENSIONE

Devo essere sincero, mi mancava leggere qualcosa di King, specialmente trattandosi di un racconto illustrato che ha vinto, sin da prima di quest’edizione, vari premi.
All’uscita del libro me ne sono subito innamorato, titolo accattivante e copertina non da meno.
Ma immagino che voi vogliate sapere il vero giudizio soggettivo dell’opera e se, da amante di King, questo libro mi sia effettivamente piaciuto.
Vi rispondo sin da subito.. sì! È anche tanto, ma ora vediamo insieme il perché.
Sin dalle prime righe possiamo constatare che si tratta di una storia molto lontana, proveniente da un epoca diversa, estranea e isolata, perlomeno è ciò che propone la vita del protagonista raccontata da lui stesso sotto forma di diario.
Gary, difatti, si ritrova coinvolto emotivamente dalla morte del fratello, a causa di una presunta puntura d’ape.
L’apprensione dei genitori crea sin da subito quella tensione palpabile che ci si aspetta da un buon libro horror, catapultati in un ambientazione tipica del genere.
Una piccola casa in mezzo alla natura e, proprio davanti, un fitto bosco che nasconde dei segreti ben più lontani dalla normale vita di un essere umano.
Gary, dopo che il padre gli avrà regalato una canna da pesca, si addentrerà nel bosco promettendo ai genitori di non allontanarsi troppo e, da quel preciso istante, il lettore viene catapultato nella realtà che si aspetta.
Un racconto che mi è piaciuto moltissimo, sotto molteplici punti di vista.
La scrittura di King, in questo libro, sembra rendere credibilità alla storia, donandogli un aspetto quasi realistico, dove il lettore si ritrova più volte a chiedersi se tutto ciò sia effettivamente accaduto e, in una buona parte, la storia è tratta da una vera esperienza.
Tensione, follia, inquietudine e paura regnano sovrane in un racconto che ti entra nella testa, facendoti provare costantemente un senso di distacco dalla realtà, portandoti a leggere tutta la storia senza staccare gli occhi dal libro.
Parte integrante del libro solo le illustrazioni, disegnate e curate in maniera impeccabile da Ana Juan.
Le illustrazioni sono veramente meravigliose, a tal punto da rappresentare quasi per filo e per segno tutti i pensieri che King vuole trasmettere.
La parte più bella dei disegni sono proprio i colori, spenti e singolari, come se fossero tutti parte della stessa tavola cromatica.
Consigliatissimo a chi è in cerca di qualcosa di breve ma che sappia colpire per bene, un libro che senza dubbio rileggerei altre volte!

Voto? 9/10

Horror Cam (Silvia Benedetta Piccioli)

  • Titolo: Horror Cam
  • Editore: Dunwich Edizioni
  • Prezzo: 14,90€
  • Anno di pubblicazione: 2020

TRAMA

Camilla, dodici anni, scrive storie di paura sul suo blog, HorrorCam. Un giorno riceve una strana e-mail da un indirizzo di posta sconosciuto, che riporta solo due parole: Villa Leuco. Camilla scopre che si tratta di una grande casa del Settecento immersa nella campagna a pochi chilometri dalla città in cui vive, e che è rimasta disabitata dal 1998, anno in cui morì la figlia dei proprietari. Insieme a suo fratello Filippo e ai suoi amici, Daniele ed Ella, Cam deciderà di andare a esplorare la casa e scoprire perché nessuno ci abbia più messo piede, sperando di ricavarne una nuova, incredibile storia per il suo blog. E se la casa fosse veramente infestata dallo spirito della bambina? Come se non bastasse, quando arrivano alla Villa, Cam si accorge che qualcuno li sta seguendo…


RECENSIONE

Attendevo con trepidazione la scrittura di questa recensione, trattandosi di un libro che mi ha trascinato nel periodo in cui, da piccolo, leggevo i piccoli brividi dentro la mia personale tenda indiana.
Ho letto questo libro in collaborazione con Dunwich edizioni, che mi ha gentilmente spedito la copia cartacea.
Partiamo sin da subito dalla tipologia di romanzo proposto, un libro che sin da subito si percepisce essere adatto ad una vasta selezione di pubblico e, partendo da ciò, senza dubbio veniamo a conoscenza del fatto che è un grandissimo punto di forza.
La scrittrice, Silvia Benedette Piccioli, introduce questa storia attraverso gli occhi di una quasi adolescente amante del genere horror e dell’occulto.
Mi sono ritrovato molto nelle decisioni e nei pensieri di Camilla, essendo un amante del genere da quando ero piccolo.
La storia è lineare, le descrizioni sono semplici ma ben caratterizzate dalla soggettività della protagonista.
Questo libro mi è piaciuto, e non poco.
Leggendo la storia mi è capitato svariate di percepire R.L Stine in quelle righe, dove gli amici della protagonista, assieme a lei, si ritroveranno catapultati in un modo che per tanti potrà sembrare proprio fuori di testa ma, per gli amanti del brivido come me, potrebbe addirittura risultare quasi un sogno.
L’incipit è scritto bene, funziona senza troppe pretese.
Ciò che piace più di tutti e l’immaginazione, ciò che ti porta ad immedesimarti nella protagonista, pensando al suo blog di scrittura, alla sua passione per il paranormale e soprattutto la sua età.
Se mai avessi trovato qualcuno con la mia stessa passione, durante l’età di Camilla, sicuramente ora sarebbe il mio migliore amico.
Horror Cam fa capire quanto, un lessico importante, non condizioni assolutamente il valore di un libro.
Ognuno ha la libertà di utilizzare qualsiasi tipo di parola e, come disse Stephen King: “Non importa quanto tu conosca il vocabolario, a nessuno frega di quanto tu sia bravo in grammatica.
Ricordate che la prima regola fondamentale del vocabolario consiste nell’usare la prima parole che vi viene in mente, se è adatta ed efficace”
E la scrittrice lo dimostra in tutto e per tutto.
Non aspettatevi assolutamente una storia per ragazzini, seppur ricordi molto i piccoli brividi che, bene o male, tutti abbiamo amato.
Quando ci si addentra nella storia, il lettore verrà a conoscenza di alcune vicende capaci di farti provare più di un brivido lungo la schiena, un brivido che ha lo stesso sapore del terrore.
La storia mi è piaciuta davvero tanto ma, personalmente, avrei forse optato per un finale diverso, forse con un colpo di scena.

Insomma, complimenti a Silvia!

Voto? 8/10

La spiaggia degli spettri (Piccoli Brividi)

  • Titolo: La spiaggia degli spettri
  • Autore: R.L Stine
  • Genere: Horror (Per ragazzi)
  • Anno di pubblicazione: 1994
  • Casa Editrice: Mondadori
  • Prezzo di copertina: 7900 lire

TRAMA

I due fratelli Sadler sono stati invitati a passare l’ultimo mese di vacanze estive in New England, da Brad e Agatha, due loro lontani parenti. Passando le loro giornate esplorando la spiaggia, i due ragazzi fanno la conoscenza di tre fratelli che gli raccontano la leggenda del vecchio fantasma che dimora in una grotta. La storia scatenerà la curiosità dei due fratelli che, nonostante gli avvertimenti dei tre amici, decideranno di esplorare la grotta.


RECENSIONE

Chi mi segue su instagram conosce già il progetto che ho iniziato, attinente alla collana “i piccoli brividi”.
Ho deciso, ogni fine settimana, di portare la recensione di un libro di questa serie che ho amato tantissimo quando ero più piccolo, sperando di riuscire a recensirli tutti.
Chiudendo questa breve introduzione, comincerei con il parlare della prima lettura che ho fatto, “La spiaggia degli spettri” (numero 22)
Il libro racconta la storia di questi due fratelli, Clark e Terri (Fratello e sorella)
invitati a soggiornare per il periodo delle vacanze nell’abitazione di due loro lontani ed anziani parenti.
Ed è proprio da qui che iniziano a venire a galla le prime stranezze, al di fuori di quello che poi succederà.
Terri, sin dalle prime pagine del libro, mostra una forte passione nel ricalcare il calco delle tombe, con matita e foglio.
Passione decisamente singolare che va sicuramente oltre all’età “infantile” dei due personaggi.
Sfogliare queste pagine è stato un po’ come tornare indietro nel tempo, ho provato curiosità mista a tanta felicità, soprattutto nel capire se effettivamente mi sarebbe potuto piacere anche a quest’età.
La risposta? Assolutamente si.
Senza tener conto al fatto che si tratta di un libricino, la lettura è davvero tanto scorrevole, sempre piena di colpi di scena.
L’immagine della copertina, verso la metà del libro, sembra essere senza senso, dal momento che l’antagonista sembra avere un volto e un corpo.
Ma poi, con il susseguirsi degli avvenimenti, veniamo a conoscenza di particolari sempre più inquietanti e sinistri.
Se dovessi trovare qualcosa che non mi è piaciuto vi direi forse la monotonia di alcune pagine, per il resto l’ho trovato molto carino.
Mi è piaciuto anche il finale, inaspettato e fulmineo.

Per questa rubrica ho deciso di non assegnare voti

Consiglio comunque a chiunque di recuperare questi libricini, sono davvero qualcosa di stupendo

Il Ritratto di Dorian Gray (Oscar Wilde)

  • Titolo: il Ritratto di Dorian Gray
  • Editore: Newton Compton
  • Autore: Oscar Wilde
  • Genere: Filosofico/Gotico/Fantastico
  • Prima pubblicazione: 1890

TRAMA

Narra di un giovane di bell’aspetto, Dorian Gray, che arriverà a fare della sua bellezza un rito insano. Egli incomincia a rendersi conto del privilegio del suo fascino quando Basil Hallward, un pittore suo amico, gli regala un ritratto da lui dipinto, che lo riproduce nel pieno della gioventù.


RECENSIONE

È il mio primo classico in assoluto e, per me, è stata una scelta difficile.
Questo libro mi ha colpito molto per l’originalita della trama, che vede come protagonista/antagonista un quadro.
In Dorian possiamo ritrovare un giovane e nobile ragazzo, distrutto dal suo stesso ego.
Viene affrontata più volte la tematica della vecchiaia, in maniera negativa ed impossibile da evitare, tanto che lo stesso Dorian ha la costante paura di invecchiare.
in questo libro affrontiamo la crescita e il cambiamento di un personaggio che parte già con caratteristiche ben definite.
l’avidità, l’odio e la paura portano sempre a conseguenze tanto spiacevoli quanto insensibili.
attraverso le azioni di Dorian possiamo concepire la complessità della mente umana, della razionalità e dell’istinto.
Sarà il suo stesso ritratto a privare la sua vita delle cose più belle, dei sentimenti più candidi e sinceri.
Ho fatto abbastanza fatica a leggere lanorima parte del libro, troppi monologhi e troppi ragionamenti pesanti e inutili.
Avrei preferito meno punti vuoti, dispersivi e noiosi.
Per il resto posso dire che, senza dubbio, il finale mi è piaciuto assai, assieme ai piccoli colpi di scena presenti qua e la.

sicuramente non eviterò di dare il voto solo perché si tratta di un classico.

voto? 6,5/10

Kafka sulla spiaggia (Murakami)

  • Titolo: Kafka sulla spiaggia
  • Autore: Haruki Murakami
  • Edizione: Corriere della Sera
  • Genere: Romanzo
  • Prezzo: 9,90€

TRAMA

 Il ragazzo, che ha scelto come pseudonimo Kafka, è in fuga dal padre, uno scultore geniale e satanico, e dalla sua profezia, che riecheggia quella di Edipo. Il vecchio, Nakata, fugge invece dalla scena di un delitto sconvolgente nel quale è stato coinvolto contro la sua volontà


RECENSIONE

Premetto che, prima di leggere questo libro, il mio romanzo preferito era “Norwegian Wood” scritto dall’omonimo autore.
Ho letto Kafka sulla spiaggia con discrete aspettative poiché, tra tutte le persone che conosco, l’opinione che gira attorno è sempre contrastante.
Sapevo sin da subito di aver davanti un romanzo quasi fantascientifico poiché, Murakami, di fantasia ne ha anche da vendere.
Cosa mi ha avvicinato a questo autore? L’immaginazione.
Ho iniziato a leggere Kafka sulla spiaggia circa tre settimane fa, con il cuore che già sapeva di star tornando nella sua casa in Giappone.
Kafka sulla spiaggia racconta la storia di queste due persone, Tamura Kafka e Nakata, che in qualche modo si ricongiungono attraverso una serie di avvenimenti e relazioni interpersonali.
Trovo che questo libro analizzi profondamente lo stato d’animo scosso dei due personaggi che, in comune, hanno vissuto delle esperienze particolarmente incisive nella loro vita quotidiana.
Murakami fa anche riferimento, tra le prime pagine, all’attentato di Hiroshima e Nagasaki facendo partire proprio da quel punto una piccola storia.
Attraverso questo libro, il lettore, scopre mille paesaggi e mille prospettive relazionali, soprattutto addentrandosi nella psicologia dei due personaggi che vivono la loro vita cercando di non dipendere da nessuno, o quasi.
Tamura Kafka, il ragazzo di quindici anni, fa entrare il lettore in una dimensione quasi onirica in una parte del libro, tanto che a volte si fa fatica a riconoscere ciò che è reale da ciò che non lo è per niente.
Credo che ognuno, questo libro, lo possa prendere in modo diverso traendone sempre insegnamenti differenti.
Io, nella vita dei due personaggi, ho trovato una seconda vita parallela, come se una sola vita non fosse abbastanza per vivere.
Murakami tratta l’amore senza confini o limiti, e ciò l’ho apprezzato davvero tantissimo.
Inoltre, attraverso la figura di Nakata, fa palesemente capire che ognuno di noi, pur condizionato dalle proprie difficoltà e incapacità, ha dei doni e delle caratteristiche singolari e uniche, che ci rendono felicemente umani.
Nakata, l’anziano più tosto di tutti, è il personaggio più bello che io abbia mai trovato in un libro.
Ben caratterizzato, nonostante la sua infinità semplicità e naturalezza.
Kafka sulla spiaggia, da quando ho letto la sua ultima pagina, è diventato il mio libro preferito.
Ricorderò questo romanzo come “Il primo romanzo che è riuscito a spezzarmi il cuore”
L’ho amato profondamente, in ogni minimo particolare, in ogni suo difetto e pregio.
Ho amato ogni singola riga di questo romanzo, anche quando tutto sembrava prendere una piega sinistra.
I due protagonisti, inoltre, parlano entrambi con qualcosa di superiore (per Nakata i gatti) mentre per Tamura continua ad aggirarsi attorno a lui la figura del “corvo”, il suo lato più razionale e diretto.
Per chi dovesse approcciare all’autore, consiglio vivamente di iniziare con Norwegian Wood, altrimenti si potrebbe avere un pensiero e un idea diversa del libro.
Credo che l’ordine sia proprio Norwegian Wood e poi Kafka sulla spiaggia.
In ogni caso è un libro che consiglio a chiunque, senza esitazione o ripensamenti.
A parer mio è un libro che proprio non può non piacere, poiché è talmente profondo da mettere in chiaro alcuni aspetti della vita che spesso si tralascia.
E poi, Murakami, fa tutto attraverso una storia tanto bella quanto scorrevole.

Kafka sulla spiaggia rimarrà sempre nel mio cuore e, da qui in avanti, porterò un ricordo innamorato di questo libro che spero, in un futuro, potrò tramandare anche a chi arriverà dopo

Voto? 10/10

Progetta un sito come questo con WordPress.com
Comincia ora