L’Uomo vestito di nero (Stephen King & Ana Juan)

  • Titolo: L’uomo vestito di nero
  • Editore: Sperling & Kupfer
  • Scrittore: Stephen King – Ana Juan (Illustrazioni)
  • Prezzo:15,90
  • Genere: Horror
  • Data di pubblicazione: 2020

TRAMA

Gary è un uomo molto anziano. Sente il suo corpo sgretolarsi come un castello di sabbia lambito dalle onde; sente una fitta nebbia avvolgere i ricordi di oggi e di ieri. Eppure, un episodio del passato più lontano brilla nitido nella sua memoria, come una stella oscura nelle costellazioni dell’infanzia: il pomeriggio di mezza estate in cui, quando aveva nove anni, si addentrò nel bosco per andare a pescare al torrente e incontrò un uomo tutto vestito di nero. Uno sconosciuto dagli occhi di fuoco. I tratti di quel volto spaventoso e le parole terribili che uscirono da quella bocca, terrorizzandolo da bambino, hanno tormentato Gary per tutta la vita, come un lungo incubo. E proprio adesso sente l’urgenza di mettere nero su bianco ogni dettaglio. Nella speranza che la scrittura lo liberi da quell’ossessione. E per esorcizzare la paura di incontrarlo di nuovo, ora che si sente prossimo alla fine.


RECENSIONE

Devo essere sincero, mi mancava leggere qualcosa di King, specialmente trattandosi di un racconto illustrato che ha vinto, sin da prima di quest’edizione, vari premi.
All’uscita del libro me ne sono subito innamorato, titolo accattivante e copertina non da meno.
Ma immagino che voi vogliate sapere il vero giudizio soggettivo dell’opera e se, da amante di King, questo libro mi sia effettivamente piaciuto.
Vi rispondo sin da subito.. sì! È anche tanto, ma ora vediamo insieme il perché.
Sin dalle prime righe possiamo constatare che si tratta di una storia molto lontana, proveniente da un epoca diversa, estranea e isolata, perlomeno è ciò che propone la vita del protagonista raccontata da lui stesso sotto forma di diario.
Gary, difatti, si ritrova coinvolto emotivamente dalla morte del fratello, a causa di una presunta puntura d’ape.
L’apprensione dei genitori crea sin da subito quella tensione palpabile che ci si aspetta da un buon libro horror, catapultati in un ambientazione tipica del genere.
Una piccola casa in mezzo alla natura e, proprio davanti, un fitto bosco che nasconde dei segreti ben più lontani dalla normale vita di un essere umano.
Gary, dopo che il padre gli avrà regalato una canna da pesca, si addentrerà nel bosco promettendo ai genitori di non allontanarsi troppo e, da quel preciso istante, il lettore viene catapultato nella realtà che si aspetta.
Un racconto che mi è piaciuto moltissimo, sotto molteplici punti di vista.
La scrittura di King, in questo libro, sembra rendere credibilità alla storia, donandogli un aspetto quasi realistico, dove il lettore si ritrova più volte a chiedersi se tutto ciò sia effettivamente accaduto e, in una buona parte, la storia è tratta da una vera esperienza.
Tensione, follia, inquietudine e paura regnano sovrane in un racconto che ti entra nella testa, facendoti provare costantemente un senso di distacco dalla realtà, portandoti a leggere tutta la storia senza staccare gli occhi dal libro.
Parte integrante del libro solo le illustrazioni, disegnate e curate in maniera impeccabile da Ana Juan.
Le illustrazioni sono veramente meravigliose, a tal punto da rappresentare quasi per filo e per segno tutti i pensieri che King vuole trasmettere.
La parte più bella dei disegni sono proprio i colori, spenti e singolari, come se fossero tutti parte della stessa tavola cromatica.
Consigliatissimo a chi è in cerca di qualcosa di breve ma che sappia colpire per bene, un libro che senza dubbio rileggerei altre volte!

Voto? 9/10

Horror Cam (Silvia Benedetta Piccioli)

  • Titolo: Horror Cam
  • Editore: Dunwich Edizioni
  • Prezzo: 14,90€
  • Anno di pubblicazione: 2020

TRAMA

Camilla, dodici anni, scrive storie di paura sul suo blog, HorrorCam. Un giorno riceve una strana e-mail da un indirizzo di posta sconosciuto, che riporta solo due parole: Villa Leuco. Camilla scopre che si tratta di una grande casa del Settecento immersa nella campagna a pochi chilometri dalla città in cui vive, e che è rimasta disabitata dal 1998, anno in cui morì la figlia dei proprietari. Insieme a suo fratello Filippo e ai suoi amici, Daniele ed Ella, Cam deciderà di andare a esplorare la casa e scoprire perché nessuno ci abbia più messo piede, sperando di ricavarne una nuova, incredibile storia per il suo blog. E se la casa fosse veramente infestata dallo spirito della bambina? Come se non bastasse, quando arrivano alla Villa, Cam si accorge che qualcuno li sta seguendo…


RECENSIONE

Attendevo con trepidazione la scrittura di questa recensione, trattandosi di un libro che mi ha trascinato nel periodo in cui, da piccolo, leggevo i piccoli brividi dentro la mia personale tenda indiana.
Ho letto questo libro in collaborazione con Dunwich edizioni, che mi ha gentilmente spedito la copia cartacea.
Partiamo sin da subito dalla tipologia di romanzo proposto, un libro che sin da subito si percepisce essere adatto ad una vasta selezione di pubblico e, partendo da ciò, senza dubbio veniamo a conoscenza del fatto che è un grandissimo punto di forza.
La scrittrice, Silvia Benedette Piccioli, introduce questa storia attraverso gli occhi di una quasi adolescente amante del genere horror e dell’occulto.
Mi sono ritrovato molto nelle decisioni e nei pensieri di Camilla, essendo un amante del genere da quando ero piccolo.
La storia è lineare, le descrizioni sono semplici ma ben caratterizzate dalla soggettività della protagonista.
Questo libro mi è piaciuto, e non poco.
Leggendo la storia mi è capitato svariate di percepire R.L Stine in quelle righe, dove gli amici della protagonista, assieme a lei, si ritroveranno catapultati in un modo che per tanti potrà sembrare proprio fuori di testa ma, per gli amanti del brivido come me, potrebbe addirittura risultare quasi un sogno.
L’incipit è scritto bene, funziona senza troppe pretese.
Ciò che piace più di tutti e l’immaginazione, ciò che ti porta ad immedesimarti nella protagonista, pensando al suo blog di scrittura, alla sua passione per il paranormale e soprattutto la sua età.
Se mai avessi trovato qualcuno con la mia stessa passione, durante l’età di Camilla, sicuramente ora sarebbe il mio migliore amico.
Horror Cam fa capire quanto, un lessico importante, non condizioni assolutamente il valore di un libro.
Ognuno ha la libertà di utilizzare qualsiasi tipo di parola e, come disse Stephen King: “Non importa quanto tu conosca il vocabolario, a nessuno frega di quanto tu sia bravo in grammatica.
Ricordate che la prima regola fondamentale del vocabolario consiste nell’usare la prima parole che vi viene in mente, se è adatta ed efficace”
E la scrittrice lo dimostra in tutto e per tutto.
Non aspettatevi assolutamente una storia per ragazzini, seppur ricordi molto i piccoli brividi che, bene o male, tutti abbiamo amato.
Quando ci si addentra nella storia, il lettore verrà a conoscenza di alcune vicende capaci di farti provare più di un brivido lungo la schiena, un brivido che ha lo stesso sapore del terrore.
La storia mi è piaciuta davvero tanto ma, personalmente, avrei forse optato per un finale diverso, forse con un colpo di scena.

Insomma, complimenti a Silvia!

Voto? 8/10

La Macchina del Tempo (H.G Wells)

  • Titolo: La Macchina del Tempo
  • Autore: H.G Wells
  • Genere: Fantascienza
  • Anno di pubblicazione: 1895
  • Prezzo di copertina: 9,50€

TRAMA

Un inventore mette a punto una macchina del tempo con la quale riesce a raggiungere l’anno 802 701. Vi trova un mondo diviso in due razze umane: gli Eloj, creature delicate e pacifiche che conducono una vita di svaghi, e i Morlock, esseri pallidi e ripugnanti che vivono nei sotterranei.

«Era orribile sentire nel buio tutte quelle creature viscide ammucchiate su di me, come essere in una mostruosa ragnatela».

Dopo angoscianti avventure, riuscirà ad andare ancora piú lontano nel tempo, in una Terra senza piú tracce di uomini, abitata soltanto da crostacei con «occhi maligni» e «bocche bramose di cibo». Fantascienza, critica sociale, romanzo distopico: il capolavoro di Wells è soprattutto l’opera di un grande visionario e Michele Mari, nel ritradurlo, ha trovato pane per i suoi denti. L’incontro tra lo scrittore-traduttore e uno dei suoi romanzi preferiti era destinato a produrre scintille… Traduzione e cura di Michele Mari.


RECENSIONE

Sono molto felice di essere tornato a scrivere una recensione per il blog, dopo un periodo (che attualmente mi tiene impegnato) di studio e, soprattutto, alcuni problemi di salute che ancora devo sicuramente gestire.
Dal titolo di questo articolo avrete già capito che vi parlerò di un piccolo gioiellino targato “Edizioni RBA” uscito proprio di recente.
Devo ammettere di essere rimasto quasi infatuato dal libro in questione, visto e ammirato nella sua pubblicità integrale (in realtà si tratta di uno spot attinente ad una vera e propria collana che la casa editrice sta facendo uscire periodicamente).
Il libro in questione è “La Macchina del tempo” di “H.G Wells”, un opera che propone un racconto principale e, in seguito, alcuni racconti legati sempre ad una questione temporale.
Nella storia principale possiamo ritrovare sin da subito una tensione estremamente palpabile, condita da una confusione generale capace di trasformare il protagonista in una sorta di folle, quasi increduli nell’ascoltare la sua storia.
Ci ritroviamo catapultati in un futuro molto lontano, dove, entrando nel vivo della storia, troviamo due popolazioni ben distinte:
gli eloi, fragili e tenere creature dalle sembianze umane (si tratta di veri e propri esseri umani) sempre allegri e incapaci di esprimersi.
I Morlock, creature dalle sembianze di scimmie, sono gli antagonisti di questa storia.
Sin da subito ci ritroviamo a vivere una situazione dal sapore di Midsommar, un paragone poco tangibile una volta concepita e capita tutta la storia.
Questo libro di fantascienza, misto all’avventura, è in grado di trasportarti in un mondo che ti tiene col fiato sospeso, sempre sull’attenti.
Spesso il protagonista, arrivando più o meno dai giorni nostri, si ritrova a dover vivere situazioni estremamente fuori dal comunque, portando il lettore a chiedersi cosa avrebbe fatto al suo posto.
In alcuni tratti della storia, veniamo incontro ad alcune creature orribili, descritte quasi in maniera impeccabile.
Mi sento di consigliare questo libro a chiunque sia in cerca di qualcosa di insolito, diverso e particolare.
Voto? 8/10

Storia bonus
Ci terrei anche a prendere qualche riga per recensire un’altra storia presente nel libro (una delle tante in realtà, probabilmente l’unica che ha destato il mio interesse).
Veniamo nuovamente catapultati in una situazione al limite della follia, dove un uomo, all’interno di un laboratorio, si ritrova vittima di un incidente.
Quell’incidente lo catapulta in un mondo completamente diverso, pur essendo fisicamente presente nel suo laboratorio.
Descrive questa enorme spiaggia deserta, dove ogni tanto intravede qualche creatura molto particolare, alterando completamente le sua percezione mentale.
L’uomo verrà assistito per tutto il racconto dal suo compagno di laboratorio e dalla sua ragazza, che lo aiuteranno a svolgere le mansioni principali (mangiare, lavarsi, vestirsi) non riuscendo più a percepire il presente.
Storia che mi ha tremendamente inquietato, al solo pensiero di poterla vivere.

Le diecimila porte di January (Aliex E. Harrow)

Titolo: Le diecimila porte di January
Autore: Aliex E. Harrow
Genere: Fantasy
Casa editrice: Mondadori
Prezzo di copertina: 20,00€
Anno di pubblicazione: 13 ottobre 2020 (ITA)

TRAMA

Estate 1901. Un’antica dimora nel Vermont, piena di cose preziose e sorprendenti. La più peculiare è forse January Scaller, che vive nella casa sotto la tutela del facoltoso signor Locke. Peculiare e atipica, almeno, è come si sente lei: al pari dei vari manufatti che decorano la magione è infatti ben custodita, ampiamente ignorata, e soprattutto fuori posto. Suo padre lavora per Locke, va in giro per il mondo a raccogliere oggetti “di un valore singolare e unico”, e per lunghi mesi la ragazzina rimane nella villa ridondante di reperti e stranezze, facendo impazzire le bambinaie e, soprattutto, rifugiandosi nelle storie. È così che, a sette anni, January trova una porta. Anzi, una Porta, attraverso cui si accede a mondi incantati che profumano di sabbia, di antico e di avventura… Sciocchezze da bambini. Fantasie assurde, le dicono gli adulti. E January si impegna con tutta se stessa per rinunciare a quei sogni di mari d’argento e città tinte di bianco. Per diventare grande, insomma. Fino al giorno in cui, ormai adolescente, non trova uno strano libriccino rilegato in pelle, con gli angoli consumati e il titolo stampigliato in oro semiconsunto: “Le diecim por”. Un libro che ha l’aroma di cannella e carbone, catacombe e terra argillosa. E che porta il conforto di storie meravigliose nel momento in cui January viene a sapere che il padre è disperso da mesi. Probabilmente morto. Così la ragazza si tuffa in quella lettura che riaccende il turbine di sogni irrealizzabili. Ma lo sono davvero? Forse basta avere il coraggio di inseguirli, quei sogni, per farli diventare realtà. Perché pagina dopo pagina January si accorge che la vicenda narrata sembra essere indissolubilmente legata a lei…


RECENSIONE

Ho terminato la lettura di questo libro proprio oggi, portando con me emozioni e ricori dal sapore di mare e libertà.
Mi sono trascinato questa lettura per un mese, causa scuola e impegni personali ma, cogliendo l’attimo libero, l’ho finito in un batter d’occhio.
Partiamo dal presupposto che si tratta del primo e vero fantasy che io leggo, avendo spesso e volentieri allontanato il genere per via di gusti personali.
Che dire, è un genere letterario che ho ampiamente rivalutato, in quanto ovviamente riesce a trasportarti in mondi magici, a farti fuggire da una realtà che in questo periodo non è decisamente bellissima.
Questo libro inizia proponendoti qualcosa di reale, raccontandoti la vita di January, una ragazzina presa sotto custodia da un uomo chiamato “Signor Locke”, tutore e capo di un commercio creato tra mille morte, ognuna diversa dall’altra, in grado di offrire diverse avventure in modi magici e splendenti, oscuri e pieni di sangue, diversi ma uguali.
Attraverso questo romanzo composto da pagine dal sapore di salsedine, colorate di una limpida acqua cristallina, ricalcate dal calore del sole, intrapendiamo un viaggio stupendo composto da mille emozioni.
Ci ritroveremo spesso a sentire January parlare in prima persona, proprio come se fosse un diario di viaggio, come se la conoscessimo da una vita.
E la cosa bella sapete qual è? Che spesso il lettore entra in un dubbio amletico, chiedendosi più volte se ciò che sta leggendo sia effettivamente frutto di semplice fantasia, se le porte realmente siano solo varchi ideati dalla scrittrice.
Ho amato questo libro perché ti trascina il cuore in viaggi che mai avresti pensato di fare, nonostante in alcune parti si perda forse in discorsi futili per lo svolgimento effettivo della trama.
La scrittura è semplice, lineare e scorrevole, arrivando quasi al punto di pensare che January sia la vera e propria scrittrice di questo libro dimenticato dal mondo.
Da lettore, ho seriamente pensato che nel mondo in cui viviamo, forse e dico forse, alcune porte nascoste possano esistere.
Il mio animo da eterno viaggiatore ha sognato insieme a January, toccando con il palmo della mano il freddo di alcuni posti glaciali, il buio descritto in alcuni varchi infiniti, il sole cocente e la magia di un mare dipinto.
Ho sentito la fatica provata da January nel suo lungo cammino, la paura della solitudine ma, allo stesso tempo, il suo spirito selvaggio e libero.
Consiglio fortemente questo libro a chiunque: grandi e piccoli, lettori e non lettori.
È stato il mio primo Fantasy e, senza dubbio, non sarà l’ultimo.
Ringrazio January per avermi avvicinato a questo mondo meraviglioso

Voto? 8,5/10

Cheshire Crossing (Andy Weir & Sarah Andersen)

  • Titolo: Cheshire Crossing
  • Genere: Avventura/Azione/Fantasy
  • Editore: Oscar Vault
  • Disegnatore e Scrittore: Andy Weir/Sarah Andersen
  • Prezzo: 18€
  • Data uscita: 9 luglio 2019

TRAMA

ono passati anni da quando Alice, Dorothy e Wendy hanno compiuto i loro favolosi viaggi nel Paese delle Meraviglie, a Oz e sull’Isola-che-non-c’è. Ora eccole qui, ormai adolescenti, a Cheshire Crossing: una scuola molto speciale dove impareranno a gestire le loro straordinarie esperienze e il loro dono di attraversare mondi magici.

Ma proprio non sanno starsene buone buone sedute al banco, e iniziano di nuovo ad attraversare le dimensioni, lasciandosi dietro una scia di caos completo. E se fosse solo un po’ di confusione il problema, poco male. Il fatto è che, senza volerlo, fanno incontrare la malvagia Strega dell’Ovest e Capitan Uncino, unito ora in una coppia davvero diabolica.

Per fermarli le tre ragazze dovranno fare ricorso a tutti i loro poteri e mettere insieme una squadra di improbabili alleati da tutto il multiverso!

Cheshire Crossing è un viaggio vertiginoso, divertentissimo e sconfinato attraverso i classici della letteratura e i loro mondi fantastici come non avete mai osato immaginarli.


RECENSIONE

Dopo essere venuto alla conoscenza di questo nuovo Oscar Ink, ho richiesto immediatamente la copia digitale ad Oscar Vault che, con gentilezza e disponibilità, mi ha recapitato una copia.
Bisogna fare i complimenti a questa casa editrice che, per un piccolo lasso di tempo dall’annuncio dell’uscita di un libro, permette a tutti di ricevere una copia digitale in cambio di una recensione.
Non credo di dover ribadire quanto sia curata quest’opera, in quanto Oscar Vault ci mette sempre tanto amore e cura in tutto ciò che fa, portando prodotti sempre di altissima qualità.
Passerei ora a ciò che contiene questo piccolo Oscar Ink, finito in una sera e mezzo e gustato fino alla fine. Questo fumetto racchiude un pò l’infanzia di tutti noi, dandoci un assaggio di malinconia e amore, attraverso questo Crossover dove troviamo tre icone/personaggi che hanno riempito i nostri cuori sin da quando eravamo più piccolini: Alice nel paese delle meraviglie, Wendy di Peter Pan e Dorothy del Mago di OZ (film che personalmente ho visto a spezzoni).
Le tre protagoniste, con carisma e tenacia, si ritroveranno catapultate nei loro rispettivi mondi, arrivando a scambiarsi quasi ruolo, visitando il posto l’uno dell’altra.
All’inizio il lettore non capisce molto bene dove si trovano le protagoniste, avendo una vaga idea che tutto ciò che le circonda sia semplicemente un istituto minorile.
Magia, amore e diffidenza regnano imperterrite in questo fumetto adatto anche ad un pubblico più piccolo, in cerca magari di una lettura semplice in grado di farti vivere piccoli momenti di leggerezza, creando distrazione in un periodo pieno di tensione e preoccupazione.
Tutti i protagonisti dei rispettivi cartoni animati faranno la comparsa in questa storia, regalando sorrisi e stupore.
Ho apprezzato davvero tanto anche i disegni del fumetto, semplici e tanto colorati.
Un difetto che ho riscontrato? Bhe, avrei di sicuro preferito una storia meglio costruita dal punto di vista narrativo, in alcuni punti sembra essere quasi monotona e senza senso.
Per il resto si è rivelata senza dubbio una lettura piacevole e, come ho già detto, ritengo sia adatta a tutte le età.

Voto? 7/10

Hellboy (Guillermo del Toro)


TRAMA

Un demone, giunto nella nostra realtà grazie a un rituale nazista, lavora in un centro per la difesa del paranormale. Qui scoprirà il suo duplice destino: distruggere o salvare la Terra.


RECENSIONE

Sono talmente contento di parlarvi di questo film da non riuscire a descrivere le mie emozioni a parole.
Hellboy è stato parte integrante della mia infanzia e, soprattutto, della prima parte della mia adolescenza.
Tra l’altro Guillermo del Toro è uno dei miei registi preferiti in assoluto.
Ci troviamo davanti ad un anti eroe, un super eroe fuori dai canoni e dagli standard, un grande cuore in un piccolo diavolo pronto a diventare uomo, nato da un rituale nazista, lavora in un centro per la difesa del paranormale.
Credo sia davvero difficile se non impossibile dare un giudizio negativo a questo film che, dopo averlo visto un paio di volte, ho deciso di acquistarlo nell’edizione steelbook stupenda.
Si tratta sempre di un parere soggettivo il mio, com’è normale che sia, ma credo che la soggettività in questo caso sia più di gruppo che singolare.
Questo film mostra la storia triste di un super eroe che viene privato di tutto, ritrovatosi davanti ad una realtà terrificante.
Oltre al personaggio di Hellboy, nel film, possiamo trovare tanti altri personaggi ben caratterizzati e costruiti, dall’uomo pesce fino ad uno degli antagonisti che più mi è rimasto impresso nella mia infanzia, ovvero l’uomo di latta.
Veniamo gettati in un mondo dove tutto risulterà possibile, dove il sangue si mischia ad una storia d’amore e legami.
Partirei dalla colonna sonora meravigliosa, in grado di riempire questo film già stupendo di suo, fino ad arrivare ai colori che il regista ci regala, freddi e scuri.
Dall’altro lato, però, il film è in grado di strapparti qualche buona e spontanea risata, pur ritrovandoci all’interno di un film non proprio adatto ad un pubblico piccolo.
Oltre ad Hellboy stesso ci terrei anche a citare Elizabeth (Selma Blair) uno dei personaggi più belli del film, con un passato in grado di commuovere e far riflettere e l’insegnamento che non c’è bellezza laddove non c’è un miscuglio di difficoltà e semplicità.
Con questa recensione non voglio parlare solo del primo film, ma di tutti gli “Hellboy” che sono attualmente usciti.
Nel secondo capitolo, intitolato “Hellboy: The Golden Army” possiamo ritrovare il protagonista pronto ad affrontare un avventura, ancora intrisa di tristezza e amore, dove il dolore continua a regnare nelle gesta dei due.
Ritroveremo un Hellboy pronto ad affrontare un armata indistruttibile, mettercela tutta per compiere ciò che sarebbe dovuto accadere.
Infine, nel 2019, uscì un remake molto più vicino all’opera che a reso possibile i due film che ho appena citato, ovvero il fumetto.
Possiamo trovare David Harbour nei panni di Hellboy (prima interpretato da Ron Perlman) e Mila Jovovich nei panni della strega antagonista.
Riuscii a vedere il remake direttamente al cinema in compagnia di un mio carissimo amico, proprio per questo porto dentro un ricordo ancor più importante.
Si tratta di una pellicola sicuramente più cruda e diretta, dove il sangue e le scene forti non mancano.
Ho amato tantissimo la figura di Baba Jaga, pronta ad incorniciare un film che non è affatto male, se non per l’abitudine di uno spettatore che porta dentro il ricordo dei due film precedenti.
Consiglio a chiunque di recuperare questi film, proprio perché si tratta di un personaggio che ha fatto, a parer mio, la storia del cinema moderno.

Voto? 8/10

La scatola dei bottoni di Gwendy (Stephen King)

  • Titolo: La scatola dei bottoni di Gwendy
  • Autore: Stephen King/Richard Chizmar
  • Editore: Pickwick
  • Genere: Mistery/Horror/Thriller
  • Anno di pubblicazione: 2017

TRAMA

Gwendy Peterson ha dodici anni e vive a Castle Rock, una cittadina piccola e timorata di Dio. È cicciottella e per questo vittima del bullo della scuola, che è riuscito a farla prendere in giro da metà dei compagni. Per sfuggire alla persecuzione, Gwendy corre tutte le mattine sulla Scala del Suicidio (un promontorio sopraelevato che prende il nome da un tragico evento avvenuto anni prima), a costo di arrivare in cima senza fiato. Ha un piano per l’estate: correre tanto da diventare così magra che l’odioso stronzetto non le darà più fastidio. Un giorno, mentre boccheggia per riprendere il respiro, Gwendy è sorpresa da una presenza inaspettata: un singolare uomo in nero. Alto, gli occhi azzurri, un lungo pastrano che fa a pugni con la temperatura canicolare, l’uomo si presenta educatamente: è Mr. Farris, e la osserva da un pezzo. Come tutti i bambini, Gwendy si è sentita mille volte dire di non dare confidenza agli sconosciuti, ma questo sembra davvero speciale, dolce e convincente. E ha un regalo per lei, che è una ragazza tanto coscienziosa e responsabile. Una scatola, la sua scatola. Un bell’oggetto di mogano antico e solido, coperto da una serie di bottoni colorati. Che cosa ottenere premendoli dipende solo da Gwendy. Nel bene e nel male.


RECENSIONE

Eccomi tornato con una nuova recensione targata Stephen King.
Sapete ormai che King, nel bene o nel male, è oramai diventato la mia estrema sicurezza.
Ogni volta che mi addentro nei libri di questo scrittore mi sento inconsapevolmente contento, specialmente perché mi rendo conto di star leggendo un libro che rientra perfettamente nei miei gusti personali.
Acquistai “la scatola dei bottoni di Gwendy” circa quattro mesi fa, con l’intento di volerlo leggere in piena estate, cosa che non ho fatto per via dei tantissimi impegni.
Parto dal presupposto che si tratta, senza dubbio, di una lettura veramente scorrevole e veloce, finita in neanche due sere.
Questo libro racconta la storia di Gwendy, una ragazzina denigrata e presa in giro per il suo aspetto fisico, aiutata da un misterioso uomo che le consegnerà una misteriosa scatola con dei bottoni.
Prima di cominciare con la recensione vera e proprio, ci terrei a dirvi che il libro è stato scritto da ben due persone, quindi non solo King.
Bensì troviamo Richard Chizmar, autore anche di uno spin off dell’omonimo romanzo, intitolato “La piuma magica di Gwendy”.
Il romanzo è in grado di creare ansia e suspense pur non inserendo colpi di scena o, in alternativa, scene d’azione in grado di colpire il lettore.
Si tratta di un libro che fa della curiosità la sua arma più fedele, spingendo il lettore a chiedersi cosa effettivamente sarà in grado di fare quella maledetta scatola.
Ho amato molto le illustrazioni presenti nel libro, merito di Pickwick che ci porta in Italia queste edizioni di King che io amo tantissimo.
Il lettore stesso si mette spesso nei panni della protagonista, provando insicurezza e paura che qualcuno possa effettivamente scoprire l’esistenza di quella scatola magica, in grado di distruggere e cambiare le cose.
Veniamo attirati tanto dall’effetto positivo che ha la scatola nei confronti di Gwendy, tanto che proviamo paura.
Forse per incredulità, forse perché viene mostrato tutto in maniera semplice e lineare, senza tante difficoltà.
Non ci sono mostri, creature, fantasmi, solo un uomo misterioso con un cappello a cilindro nero, in grado di cambiare le sorti della vita di una persona grazie ad un semplicissimo oggetto.
Scene d’azione vengono mostrate solo alla fine, dove la protagonista perderà il controllo a causa di avvenimento inaspettato.
Più che un horror credo si possa definire un thriller psicologico, non avendo molte componentistiche del genere citato prima.
Consigliato tantissimo come primo approccio a King, specialmente se si cerca una lettura veloce e scorrevole.
Non leggevo un libro così piacevole da davvero tantissimo tempo, sono rimasto particolarmente sorpreso!

VOTO? 8/10

Il Ritratto di Dorian Gray (Oscar Wilde)

  • Titolo: il Ritratto di Dorian Gray
  • Editore: Newton Compton
  • Autore: Oscar Wilde
  • Genere: Filosofico/Gotico/Fantastico
  • Prima pubblicazione: 1890

TRAMA

Narra di un giovane di bell’aspetto, Dorian Gray, che arriverà a fare della sua bellezza un rito insano. Egli incomincia a rendersi conto del privilegio del suo fascino quando Basil Hallward, un pittore suo amico, gli regala un ritratto da lui dipinto, che lo riproduce nel pieno della gioventù.


RECENSIONE

È il mio primo classico in assoluto e, per me, è stata una scelta difficile.
Questo libro mi ha colpito molto per l’originalita della trama, che vede come protagonista/antagonista un quadro.
In Dorian possiamo ritrovare un giovane e nobile ragazzo, distrutto dal suo stesso ego.
Viene affrontata più volte la tematica della vecchiaia, in maniera negativa ed impossibile da evitare, tanto che lo stesso Dorian ha la costante paura di invecchiare.
in questo libro affrontiamo la crescita e il cambiamento di un personaggio che parte già con caratteristiche ben definite.
l’avidità, l’odio e la paura portano sempre a conseguenze tanto spiacevoli quanto insensibili.
attraverso le azioni di Dorian possiamo concepire la complessità della mente umana, della razionalità e dell’istinto.
Sarà il suo stesso ritratto a privare la sua vita delle cose più belle, dei sentimenti più candidi e sinceri.
Ho fatto abbastanza fatica a leggere lanorima parte del libro, troppi monologhi e troppi ragionamenti pesanti e inutili.
Avrei preferito meno punti vuoti, dispersivi e noiosi.
Per il resto posso dire che, senza dubbio, il finale mi è piaciuto assai, assieme ai piccoli colpi di scena presenti qua e la.

sicuramente non eviterò di dare il voto solo perché si tratta di un classico.

voto? 6,5/10

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