Kitchen (Banana Yoshimoto)

Kitchen (Banana Yoshimoto)


  • Titolo: Kitchen
  • Autore: Banana Yoshimoto
  • Genere: Narrativa, Drammatico
  • Anno: 1988
  • Prezzo: 8,07€ (Amazon)

“Non c’è posto al mondo che io ami più della cucina…”. Così comincia il romanzo di Banana Yoshimoto, “Kitchen”. Le cucine, nuovissime e luccicanti o vecchie e vissute, riempiono i sogni della protagonista Mikage, rimasta sola al mondo dopo la morte della nonna, e rappresentano il calore di una famiglia sempre desiderata. Ma la famiglia si può non solo scegliere, ma anche inventare. Così il padre del giovane amico Yuichi può diventare o rivelarsi madre e Mikage può eleggerli come propria famiglia, in un crescendo tragicomico di ambiguità. Con questo romanzo, e il breve racconto che lo chiude, Banana Yoshimoto si è imposta all’attenzione del pubblico italiano mostrando un’immagine insolita del Giappone , con un linguaggio fresco e originale, quasi una rielaborazione letteraria dello stile dei fumetti manga.

Sono consapevole che ogni volta inizio l’articolo con la stessa premessa ma, questa volta, vorrei seriamente farvi capire quanto io sia felice di portavi la recensione di questo libro.
La storia trattata, a certi tratti, mi ha ricordato Norwegian Wood di Haruki Murakami, un libro talmente tanto malinconico da entrarti nel cuore, pretendendo un posto al suo interno.
La protagonista Mikage, si ritroverà sin da subito a creare un legame con la cucina, iniziando a scoprire una buona parte della vita delle persone dalla cucina stessa.
In questo libro verrà raccontata una storia molto semplice che, pur non avendo enormi colpi di scena, viene trasmessa in maniera perfettamente lineare e scorrevole.
Parto dal presupposto che, Kitchen, è diviso in due parti completamente diverse: Kitchen e Plenilunio, dove vengono raccontate due storie tanto diverse quanto uguali tra loro.
L’ossessione della protagonista nei confronti della cucina ci farà innamorare piano piano di tutte le sue sfumature ben distinte.
Leggendo Kitchen, si ha la sensazione di guardare dall’esterno ciò che potrebbe accadere nella vita di tutti i giorni ma, la cosa bella, sta proprio in ciò che succede.
Banana Yoshimoto racconta le fasi della vita più dure e tristi di una persona, analizzando come primo elemento il lutto.
I due protagonisti avranno talmente tanto da raccontarsi e, nel scoprirsi tanto uguali, cercano di prendere spesso le distanze, provando paura e timore.
Il finale di questo libro è un finale aperto, quindi non un colpo di scena che ci si aspetta da una storia del genere.
Non aspettatevi un romanzo d’amore, perché non è affatto così, bensì un romanzo che analizza l’emozioni in maniera profonda, trasmettendoti tutto quello che succede.
Ci ritroveremo più volte a provare coraggio, voglia di osare e malinconia leggendo i pensieri di Mikage e, tutto ciò che succede, lo vivremo accanto a lei.
Questo libro va molto vicino al mio stereotipo di libro “meraviglioso”, se non fosse per la seconda parte completamente scollegata alla prima.
Probabilmente, dal mio punto di vista, avrei preferito che “Kitchen” e “Plenilunio” fossero trattate in due romanzi diversi.
Mi sento di consigliare questo libro a chiunque ami la semplicità ma, soprattutto, a chi come me ama lo stile di scrittura di Haruki Murakami.

Voto? 9/10

La casa delle voci (Donato Carrisi)

La casa delle voci (Donato Carrisi)


  • Titolo: La casa delle voci
  • Autore: Donato Carrisi
  • Genere: Thriller
  • Anno: 2019
  • Prezzo: 5,50€

Pietro Gerber non è uno psicologo come gli altri. La sua specializzazione è l’ipnosi e i suoi pazienti hanno una cosa in comune: sono bambini. Spesso traumatizzati, segnati da eventi drammatici o in possesso di informazioni importanti sepolte nella loro fragile memoria, di cui polizia e magistrati si servono per le indagini. Pietro è il migliore di tutta Firenze, dove è conosciuto come l’addormentatore di bambini. Ma quando riceve una telefonata dall’altro capo del mondo da parte di una collega australiana che gli raccomanda una paziente, Pietro reagisce con perplessità e diffidenza. Perché Hanna Hall è un’adulta. Hanna è tormentata da un ricordo vivido, ma che potrebbe non essere reale: un omicidio. E per capire se quel frammento di memoria corrisponde alla verità o è un’illusione, ha disperato bisogno di Pietro Gerber. Hanna è un’adulta oggi, ma quel ricordo risale alla sua infanzia. E Pietro dovrà aiutarla a far riemergere la bambina che è ancora dentro di lei. Una bambina dai molti nomi, tenuta sempre lontana dagli estranei e che, con la sua famiglia, viveva felice in un luogo incantato: la «casa delle voci». Quella bambina, a dieci anni, ha assistito a un omicidio. O forse non ha semplicemente visto. Forse l’assassina è proprio lei.

Come avete letto dal titolo dell’articolo, oggi, sono qua per parlavi di un autore Italiano che ho scoperto due anni fa ma che, per via di impegni vari, ho approcciato definitivamente solo ora.
Donato Carrisi è uno scrittore Thriller, proveniente dalla Puglia.
Durante una sua intervista ricordo di aver trovato tanto interessante la sua ispirazione, dopo aver sentito parlare delle leggende popolari che gli raccontavano da piccolo.
La casa delle voci non si può assolutamente definire un libro breve, per tanto ho sempre pensato di dover aver tempo e spazio per poterlo leggere.
Così però non è stato, in quanto si tratta di un libro senza dubbio grande, ma con caratteri scritti mediamente grandi, riducendo così la fatica dovuta alla concentrazione.
La trama è qualcosa di sensazionale ma, come ho sempre detto io, non è L’incipit ha fare la bravura di uno scrittore, bensì la capacità di trasformare anche una trama semplice in un capolavoro.
Questo libro parte con una premessa grandissima e, per gli amanti dei thriller psicologici profondi, non posso far altro che consigliarvelo.
Non c’è un minimo punto di trama vuoto, nulla che l’autore abbia fatto per allungare il brodo.
La storia scorre lineare, con costanti situazioni che oserei quasi definire paranormali.
Non si capisce bene se il thriller di Carrisi, in questo libro, sia qualcosa di puramente realistico o astratto ma, l’amore della lettura, sta proprio anche nel viaggiare in mondi sconosciuti, che altrimenti non avremmo mai potuto visitare.
La storia è profonda, in grado di tenerci con il fiato sospeso dall’inizio fino alla fine.
Il lettore si insidierà nelle difficoltà di Gerber e di Hannah, ritrovandosi quasi ad aver paura di quei famosi Estranei che sembrano quasi avere un idendità soprannaturale, come se fossero degli esseri provenienti da un’altra dimensione.
La paura si insedierà nelle nostre menti, innescando in noi una sensazione quasi surreale, come se non stessimo leggendo la verità, come se il segreto fosse costantemente nascosto.
Per non parlare del finale del libro.. meraviglioso!
Carrisi è un autore che sicuramente va approcciato, se si ama il thriller, senza escluderlo perché si tratta di un autore Italiano.
Perché dico ciò? Perché ci ritroviamo in un paese in cui la lettura è estremamente sottovalutata.

Fatevi un regalo, comprate questo libro! (Specialmente se si tratta del primo approccio con l’autore)

Voto? 9/10

Streghe (Serena Mandrici & Michael Grieco)

Streghe


  • Titolo: Streghe
  • Autore: Serena Mandrici/Michael Grieco
  • Genere: Graphic Novel
  • Prezzo: 14,90 €
  • Anno: 2018

(Articolo a cura di Michele Ferrario)

Dimentica i cappelli a punta, dimentica i nasi storti e gli sguardi arcigni. Queste Streghe non hanno niente di consueto: sono bizzarre, curiose, colorate e sgargianti. Dimentica tutto quello che conosci, ti porteremo in un mondo stregato che mai più scorderai. Attraverso sfere, incantesimi e buffi scenari conoscerai Lubilù, Ananke e le altre mistiche creature. E niente più vedrai con gli stessi occhi.

Oggi parliamo di una bellissima Graphic Novel edita “Milena Edizioni”.
Raccolta che mi è stata gentilmente spedita dalla casa editrice richiesta, dopo aver richiesto una copia.
Ho aspettato prima di leggerla, dal momento che avevo altre letture in corso ma, al primo momento libero, ho subito rimediato.
“Streghe” si presenta come una piccola raccolta di poesie, di versi e di racconti dedicate ad un mondo meravigliosamente misterioso.
Scritto da Serenda Mandrici, con le illustrazioni di Michael Grieco, ci troviamo davanti ad una Graphic Novel strepitosa a tutti gli effetti.
All’interno di questa raccolta possiamo trovare storie dedicate anche a creature magiche (Lubilù, Ananke) e poesie che rimandano alle più antiche storie buie, tetre e singolari.
Ci ritroveremo sin da subito parte a rituali magici, credenze popolari e superstizioni di un tempo che, però, sembrano riecheggiare nel presente tangibile.
Le illustrazioni sono parte integrante di questa raccolta, colorate e ben descrittive, riescono a creare quasi l’esatta immagine che il lettore si crea nella sua testa.
In “Le Streghe” possiamo trovare una lettura scorrevole, veloce e tanto interessante, in grado di trasportarti in mondi quasi astratti, dal sapore di incantesimi e rituali.
Si finisce il libro in una ventina di minuti!
Sono rimasto affascinato da ciò che trasmettono le illustrazioni, dalla capacità descrittiva dell’autrice.
Inoltre, all’interno della Graphic Novel, sono presenti tre segna libri stupendi, ognuno con un illustrazione diversa sempre dedicata ai racconti presenti.
Consiglio la lettura a chi, come me, ama il mondo delle streghe ed è in cerca di qualcosa di originale, diverso, in grado di colpire.

Ringrazio ancora Milena Edizioni per la gentilezza e la grande disponibilità, trovate il link qua sotto per acquistare il libro!
Voto? 8,5/10

L’Uomo vestito di nero (Stephen King & Ana Juan)

  • Titolo: L’uomo vestito di nero
  • Editore: Sperling & Kupfer
  • Scrittore: Stephen King – Ana Juan (Illustrazioni)
  • Prezzo:15,90
  • Genere: Horror
  • Data di pubblicazione: 2020

TRAMA

Gary è un uomo molto anziano. Sente il suo corpo sgretolarsi come un castello di sabbia lambito dalle onde; sente una fitta nebbia avvolgere i ricordi di oggi e di ieri. Eppure, un episodio del passato più lontano brilla nitido nella sua memoria, come una stella oscura nelle costellazioni dell’infanzia: il pomeriggio di mezza estate in cui, quando aveva nove anni, si addentrò nel bosco per andare a pescare al torrente e incontrò un uomo tutto vestito di nero. Uno sconosciuto dagli occhi di fuoco. I tratti di quel volto spaventoso e le parole terribili che uscirono da quella bocca, terrorizzandolo da bambino, hanno tormentato Gary per tutta la vita, come un lungo incubo. E proprio adesso sente l’urgenza di mettere nero su bianco ogni dettaglio. Nella speranza che la scrittura lo liberi da quell’ossessione. E per esorcizzare la paura di incontrarlo di nuovo, ora che si sente prossimo alla fine.


RECENSIONE

Devo essere sincero, mi mancava leggere qualcosa di King, specialmente trattandosi di un racconto illustrato che ha vinto, sin da prima di quest’edizione, vari premi.
All’uscita del libro me ne sono subito innamorato, titolo accattivante e copertina non da meno.
Ma immagino che voi vogliate sapere il vero giudizio soggettivo dell’opera e se, da amante di King, questo libro mi sia effettivamente piaciuto.
Vi rispondo sin da subito.. sì! È anche tanto, ma ora vediamo insieme il perché.
Sin dalle prime righe possiamo constatare che si tratta di una storia molto lontana, proveniente da un epoca diversa, estranea e isolata, perlomeno è ciò che propone la vita del protagonista raccontata da lui stesso sotto forma di diario.
Gary, difatti, si ritrova coinvolto emotivamente dalla morte del fratello, a causa di una presunta puntura d’ape.
L’apprensione dei genitori crea sin da subito quella tensione palpabile che ci si aspetta da un buon libro horror, catapultati in un ambientazione tipica del genere.
Una piccola casa in mezzo alla natura e, proprio davanti, un fitto bosco che nasconde dei segreti ben più lontani dalla normale vita di un essere umano.
Gary, dopo che il padre gli avrà regalato una canna da pesca, si addentrerà nel bosco promettendo ai genitori di non allontanarsi troppo e, da quel preciso istante, il lettore viene catapultato nella realtà che si aspetta.
Un racconto che mi è piaciuto moltissimo, sotto molteplici punti di vista.
La scrittura di King, in questo libro, sembra rendere credibilità alla storia, donandogli un aspetto quasi realistico, dove il lettore si ritrova più volte a chiedersi se tutto ciò sia effettivamente accaduto e, in una buona parte, la storia è tratta da una vera esperienza.
Tensione, follia, inquietudine e paura regnano sovrane in un racconto che ti entra nella testa, facendoti provare costantemente un senso di distacco dalla realtà, portandoti a leggere tutta la storia senza staccare gli occhi dal libro.
Parte integrante del libro solo le illustrazioni, disegnate e curate in maniera impeccabile da Ana Juan.
Le illustrazioni sono veramente meravigliose, a tal punto da rappresentare quasi per filo e per segno tutti i pensieri che King vuole trasmettere.
La parte più bella dei disegni sono proprio i colori, spenti e singolari, come se fossero tutti parte della stessa tavola cromatica.
Consigliatissimo a chi è in cerca di qualcosa di breve ma che sappia colpire per bene, un libro che senza dubbio rileggerei altre volte!

Voto? 9/10

Horror Cam (Silvia Benedetta Piccioli)

  • Titolo: Horror Cam
  • Editore: Dunwich Edizioni
  • Prezzo: 14,90€
  • Anno di pubblicazione: 2020

TRAMA

Camilla, dodici anni, scrive storie di paura sul suo blog, HorrorCam. Un giorno riceve una strana e-mail da un indirizzo di posta sconosciuto, che riporta solo due parole: Villa Leuco. Camilla scopre che si tratta di una grande casa del Settecento immersa nella campagna a pochi chilometri dalla città in cui vive, e che è rimasta disabitata dal 1998, anno in cui morì la figlia dei proprietari. Insieme a suo fratello Filippo e ai suoi amici, Daniele ed Ella, Cam deciderà di andare a esplorare la casa e scoprire perché nessuno ci abbia più messo piede, sperando di ricavarne una nuova, incredibile storia per il suo blog. E se la casa fosse veramente infestata dallo spirito della bambina? Come se non bastasse, quando arrivano alla Villa, Cam si accorge che qualcuno li sta seguendo…


RECENSIONE

Attendevo con trepidazione la scrittura di questa recensione, trattandosi di un libro che mi ha trascinato nel periodo in cui, da piccolo, leggevo i piccoli brividi dentro la mia personale tenda indiana.
Ho letto questo libro in collaborazione con Dunwich edizioni, che mi ha gentilmente spedito la copia cartacea.
Partiamo sin da subito dalla tipologia di romanzo proposto, un libro che sin da subito si percepisce essere adatto ad una vasta selezione di pubblico e, partendo da ciò, senza dubbio veniamo a conoscenza del fatto che è un grandissimo punto di forza.
La scrittrice, Silvia Benedette Piccioli, introduce questa storia attraverso gli occhi di una quasi adolescente amante del genere horror e dell’occulto.
Mi sono ritrovato molto nelle decisioni e nei pensieri di Camilla, essendo un amante del genere da quando ero piccolo.
La storia è lineare, le descrizioni sono semplici ma ben caratterizzate dalla soggettività della protagonista.
Questo libro mi è piaciuto, e non poco.
Leggendo la storia mi è capitato svariate di percepire R.L Stine in quelle righe, dove gli amici della protagonista, assieme a lei, si ritroveranno catapultati in un modo che per tanti potrà sembrare proprio fuori di testa ma, per gli amanti del brivido come me, potrebbe addirittura risultare quasi un sogno.
L’incipit è scritto bene, funziona senza troppe pretese.
Ciò che piace più di tutti e l’immaginazione, ciò che ti porta ad immedesimarti nella protagonista, pensando al suo blog di scrittura, alla sua passione per il paranormale e soprattutto la sua età.
Se mai avessi trovato qualcuno con la mia stessa passione, durante l’età di Camilla, sicuramente ora sarebbe il mio migliore amico.
Horror Cam fa capire quanto, un lessico importante, non condizioni assolutamente il valore di un libro.
Ognuno ha la libertà di utilizzare qualsiasi tipo di parola e, come disse Stephen King: “Non importa quanto tu conosca il vocabolario, a nessuno frega di quanto tu sia bravo in grammatica.
Ricordate che la prima regola fondamentale del vocabolario consiste nell’usare la prima parole che vi viene in mente, se è adatta ed efficace”
E la scrittrice lo dimostra in tutto e per tutto.
Non aspettatevi assolutamente una storia per ragazzini, seppur ricordi molto i piccoli brividi che, bene o male, tutti abbiamo amato.
Quando ci si addentra nella storia, il lettore verrà a conoscenza di alcune vicende capaci di farti provare più di un brivido lungo la schiena, un brivido che ha lo stesso sapore del terrore.
La storia mi è piaciuta davvero tanto ma, personalmente, avrei forse optato per un finale diverso, forse con un colpo di scena.

Insomma, complimenti a Silvia!

Voto? 8/10

Le diecimila porte di January (Aliex E. Harrow)

Titolo: Le diecimila porte di January
Autore: Aliex E. Harrow
Genere: Fantasy
Casa editrice: Mondadori
Prezzo di copertina: 20,00€
Anno di pubblicazione: 13 ottobre 2020 (ITA)

TRAMA

Estate 1901. Un’antica dimora nel Vermont, piena di cose preziose e sorprendenti. La più peculiare è forse January Scaller, che vive nella casa sotto la tutela del facoltoso signor Locke. Peculiare e atipica, almeno, è come si sente lei: al pari dei vari manufatti che decorano la magione è infatti ben custodita, ampiamente ignorata, e soprattutto fuori posto. Suo padre lavora per Locke, va in giro per il mondo a raccogliere oggetti “di un valore singolare e unico”, e per lunghi mesi la ragazzina rimane nella villa ridondante di reperti e stranezze, facendo impazzire le bambinaie e, soprattutto, rifugiandosi nelle storie. È così che, a sette anni, January trova una porta. Anzi, una Porta, attraverso cui si accede a mondi incantati che profumano di sabbia, di antico e di avventura… Sciocchezze da bambini. Fantasie assurde, le dicono gli adulti. E January si impegna con tutta se stessa per rinunciare a quei sogni di mari d’argento e città tinte di bianco. Per diventare grande, insomma. Fino al giorno in cui, ormai adolescente, non trova uno strano libriccino rilegato in pelle, con gli angoli consumati e il titolo stampigliato in oro semiconsunto: “Le diecim por”. Un libro che ha l’aroma di cannella e carbone, catacombe e terra argillosa. E che porta il conforto di storie meravigliose nel momento in cui January viene a sapere che il padre è disperso da mesi. Probabilmente morto. Così la ragazza si tuffa in quella lettura che riaccende il turbine di sogni irrealizzabili. Ma lo sono davvero? Forse basta avere il coraggio di inseguirli, quei sogni, per farli diventare realtà. Perché pagina dopo pagina January si accorge che la vicenda narrata sembra essere indissolubilmente legata a lei…


RECENSIONE

Ho terminato la lettura di questo libro proprio oggi, portando con me emozioni e ricori dal sapore di mare e libertà.
Mi sono trascinato questa lettura per un mese, causa scuola e impegni personali ma, cogliendo l’attimo libero, l’ho finito in un batter d’occhio.
Partiamo dal presupposto che si tratta del primo e vero fantasy che io leggo, avendo spesso e volentieri allontanato il genere per via di gusti personali.
Che dire, è un genere letterario che ho ampiamente rivalutato, in quanto ovviamente riesce a trasportarti in mondi magici, a farti fuggire da una realtà che in questo periodo non è decisamente bellissima.
Questo libro inizia proponendoti qualcosa di reale, raccontandoti la vita di January, una ragazzina presa sotto custodia da un uomo chiamato “Signor Locke”, tutore e capo di un commercio creato tra mille morte, ognuna diversa dall’altra, in grado di offrire diverse avventure in modi magici e splendenti, oscuri e pieni di sangue, diversi ma uguali.
Attraverso questo romanzo composto da pagine dal sapore di salsedine, colorate di una limpida acqua cristallina, ricalcate dal calore del sole, intrapendiamo un viaggio stupendo composto da mille emozioni.
Ci ritroveremo spesso a sentire January parlare in prima persona, proprio come se fosse un diario di viaggio, come se la conoscessimo da una vita.
E la cosa bella sapete qual è? Che spesso il lettore entra in un dubbio amletico, chiedendosi più volte se ciò che sta leggendo sia effettivamente frutto di semplice fantasia, se le porte realmente siano solo varchi ideati dalla scrittrice.
Ho amato questo libro perché ti trascina il cuore in viaggi che mai avresti pensato di fare, nonostante in alcune parti si perda forse in discorsi futili per lo svolgimento effettivo della trama.
La scrittura è semplice, lineare e scorrevole, arrivando quasi al punto di pensare che January sia la vera e propria scrittrice di questo libro dimenticato dal mondo.
Da lettore, ho seriamente pensato che nel mondo in cui viviamo, forse e dico forse, alcune porte nascoste possano esistere.
Il mio animo da eterno viaggiatore ha sognato insieme a January, toccando con il palmo della mano il freddo di alcuni posti glaciali, il buio descritto in alcuni varchi infiniti, il sole cocente e la magia di un mare dipinto.
Ho sentito la fatica provata da January nel suo lungo cammino, la paura della solitudine ma, allo stesso tempo, il suo spirito selvaggio e libero.
Consiglio fortemente questo libro a chiunque: grandi e piccoli, lettori e non lettori.
È stato il mio primo Fantasy e, senza dubbio, non sarà l’ultimo.
Ringrazio January per avermi avvicinato a questo mondo meraviglioso

Voto? 8,5/10

Ju On (Film)

  • Titolo: Ju-On
  • Anno di pubblicazione: 2000
  • Genere: Horror
  • Regista: Takashi Shimizu
  • Ambientazione: Giappone

TRAMA

Dopo la scomparsa del piccolo Toshio Saeki, il suo insegnante si reca a casa dei genitori per cercare il bambino. Qui, trova un’atmosfera da incubo: il capofamiglia ha infatti ucciso moglie e figlio, dando inizio ad una maledizione che in breve contagerà l’insegnante per propagarsi poi all’esterno.


RECENSIONE

Questa saga era nella mia lista già da un po’ di tempo.
Finalmente, dopo aver trovato un piccolo spazio, sono riuscito a guardarmi il primo film (Trovato a fatica, dal momento che non si trova né in streaming né in DVD).
Parto col dire che, oltre ad avere il debole per i film ambientati in luoghi naturali, ho anche un forte debole per le pellicole ambientate in Giappone.
La maggior parte dei film che guardo, provenienti dall’oriente, sono d’animazione, difficilmente mi diletto a guardare film horror.
Non per pregiudizi, ci mancherebbe, ma per gusti e interessi propriamente personali.
Ju-On è un classicone horror Giapponese, tanto che ha ispirato lo stesso The Ring, trasposizione dell’omonimo film ma “Americanizzato”.
Ho cercato di vedere questo film senza alcuna pretesa o aspettativa, dal momento che mi sono proprio buttato alla cieca.
Che dire, Niente male! Mi aspettavo una storia ben più costruita e spiegata, con elementi più ordinati e chiari, ma non è stato così.
Ju-On si presenta come un film che si comprende davvero facilmente, senza difficoltà nella trama o nei personaggi.
Parlando dei colori e della stessa antagonista, posso dire di aver apprezzato molto di più questa versione, rispetto a quella Americana che non mi ha lasciato granché.
Addentrandoci nel film si capisce sin da subito che, il tutto, ruota attorno ad una maledizione (proprio come The ring) ma, a differenza del fratello Americano, questa maledizione trovo che sia più sentita e profonda.
La maledizione che gira attorno al film è intrisa di gelosia, dolore e sofferenza.
L’atmosfera è sempre molto cupa, triste e a certi tratti abbastanza confusionale da far fatica a comprendere e capire.
Il film non risparmia davvero nulla, specialmente dal punto di vista visivo dove non limita affatto le scene crude e “pesanti”.
Sarà che il mio amore per il Giappone mi ha spinto a trovare ancor più piacevole questo film, sarà che si tratta di una visione breve (un oretta scarsa) ma non me la sento proprio di assegnare un voto negativo a questo film.
Ripeto, avrei notevolmente preferito uno sviluppo più chiaro e profondo della trama che, appunto, si è rivelata tanto semplice quanto scarsa di elementi a parer mio fondamentale.

In conclusione dico che, nonostante tutto, è una visione piacevole in compagnia.
Ci sono certe scene in cui ci si lascia prendere dall’ironia e, automaticamente, scappa anche qualche risata.

Voto? 7/10

Hellboy (Guillermo del Toro)


TRAMA

Un demone, giunto nella nostra realtà grazie a un rituale nazista, lavora in un centro per la difesa del paranormale. Qui scoprirà il suo duplice destino: distruggere o salvare la Terra.


RECENSIONE

Sono talmente contento di parlarvi di questo film da non riuscire a descrivere le mie emozioni a parole.
Hellboy è stato parte integrante della mia infanzia e, soprattutto, della prima parte della mia adolescenza.
Tra l’altro Guillermo del Toro è uno dei miei registi preferiti in assoluto.
Ci troviamo davanti ad un anti eroe, un super eroe fuori dai canoni e dagli standard, un grande cuore in un piccolo diavolo pronto a diventare uomo, nato da un rituale nazista, lavora in un centro per la difesa del paranormale.
Credo sia davvero difficile se non impossibile dare un giudizio negativo a questo film che, dopo averlo visto un paio di volte, ho deciso di acquistarlo nell’edizione steelbook stupenda.
Si tratta sempre di un parere soggettivo il mio, com’è normale che sia, ma credo che la soggettività in questo caso sia più di gruppo che singolare.
Questo film mostra la storia triste di un super eroe che viene privato di tutto, ritrovatosi davanti ad una realtà terrificante.
Oltre al personaggio di Hellboy, nel film, possiamo trovare tanti altri personaggi ben caratterizzati e costruiti, dall’uomo pesce fino ad uno degli antagonisti che più mi è rimasto impresso nella mia infanzia, ovvero l’uomo di latta.
Veniamo gettati in un mondo dove tutto risulterà possibile, dove il sangue si mischia ad una storia d’amore e legami.
Partirei dalla colonna sonora meravigliosa, in grado di riempire questo film già stupendo di suo, fino ad arrivare ai colori che il regista ci regala, freddi e scuri.
Dall’altro lato, però, il film è in grado di strapparti qualche buona e spontanea risata, pur ritrovandoci all’interno di un film non proprio adatto ad un pubblico piccolo.
Oltre ad Hellboy stesso ci terrei anche a citare Elizabeth (Selma Blair) uno dei personaggi più belli del film, con un passato in grado di commuovere e far riflettere e l’insegnamento che non c’è bellezza laddove non c’è un miscuglio di difficoltà e semplicità.
Con questa recensione non voglio parlare solo del primo film, ma di tutti gli “Hellboy” che sono attualmente usciti.
Nel secondo capitolo, intitolato “Hellboy: The Golden Army” possiamo ritrovare il protagonista pronto ad affrontare un avventura, ancora intrisa di tristezza e amore, dove il dolore continua a regnare nelle gesta dei due.
Ritroveremo un Hellboy pronto ad affrontare un armata indistruttibile, mettercela tutta per compiere ciò che sarebbe dovuto accadere.
Infine, nel 2019, uscì un remake molto più vicino all’opera che a reso possibile i due film che ho appena citato, ovvero il fumetto.
Possiamo trovare David Harbour nei panni di Hellboy (prima interpretato da Ron Perlman) e Mila Jovovich nei panni della strega antagonista.
Riuscii a vedere il remake direttamente al cinema in compagnia di un mio carissimo amico, proprio per questo porto dentro un ricordo ancor più importante.
Si tratta di una pellicola sicuramente più cruda e diretta, dove il sangue e le scene forti non mancano.
Ho amato tantissimo la figura di Baba Jaga, pronta ad incorniciare un film che non è affatto male, se non per l’abitudine di uno spettatore che porta dentro il ricordo dei due film precedenti.
Consiglio a chiunque di recuperare questi film, proprio perché si tratta di un personaggio che ha fatto, a parer mio, la storia del cinema moderno.

Voto? 8/10

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